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I versi di Sonia si insinuano come i serpenti delle mitologie antiche. Archetipi di una cultura collettiva che nasce da più culture e si intreccia nella sua storia personale, per rappresentare il bene e il male, l'ambiguità e la trasparenza, l'energia vitale e la perversione erotica. Anche i vermi sono serpenti. Anche il pene è un serpente, ma è capace di parlare come una vagina, di essere donna, anzi più donne; talvolta regine, talvolta prostitute. Perché forse il serpente è un Antenato Serpente. Un primigenio che scaturisce rigagnoli e fiumi in piena. II Messico di Sonia si colora improvvisamente di nostalgia mentre nelle liquide notti di Barcellona i serpenti silenziosamente svaniscono in un misterioso vuoto di solitudine che solo la poesia dei suoi versi può riempire. Leggere questi versi è come fare un viaggio multidimensionale, un'esperienza forte. Prefazione di Paolo Basurto. Con uno scritto di Fabio Croce.